Luoghi, palazzi e monumenti storici
RIVAROLO MANTOVANO
Rivarolo Mantovano è uno degli esempi di progettazione e costruzione della città ideale che ha ispirato nel ‘500 Vespasiano Gonzaga. Tra gli stupendi luoghi che non potete non visitare, ricordiamo: Il Palazzo Pretorio e la Torre Civica, storica sede delle Magistrature urbane e della Frumentaria, il palazzo è stato edificato sul finire del ‘500 ed ingloba la quattrocentesca porta settentrionale, nota anche come Torre dei Sacchi; La Sinagoga Ebraica, situata al primo piano dell’edificio che ospitava anche la Scuola ebraica e la casa del rabbino; Palazzo Penci, edificio che manifesta nelle volumetrie e nella sobrietà del portico in laterizio bugnato, voltato a crociera ribassata, fattezze di maniera tardo rinascimentale; La Cinta Muraria, tracciata da Vespasiano Gonzaga sul finire del ‘500 per racchiudere entro il perimetro murario il Centro Storico. Conserva ancora oggi le tre porte urbane: Porta Mantova, Porta Parma e Porta Brescia; la Chiesa di Santa Maria Annunciata, edificata a tre navate a partire dal 1416 su un oratorio preesistente, che accoglie il corpo del beato Sisto Locatelli, frate francescano, dichiarato compatrono della comunità rivarolese; il Palazzo del Bue, che conserva il nome della famiglia “del Bue”, qui residente con un “Giovanni del Bue quondam Angelo”, censito nel Catasto Teresiano, quale proprietario della “Casa con orto”.
CENTRO STORICO
Nella seconda metà del ‘500, Vespasiano Gonzaga pianifica l’ampliamento del Castrum Riparoli, quintuplicandone le dimensioni. La rifondazione è riferibile all’ordinanza marchionale dell’estate 1567: “… si fa pubblica grida bando et comandamento, che nessun cittadino esente et privilegiato, abitante nelle ville et luoghi sottoposti al Marchionato di Sabbioneta, … non olzino di star fuori sotto la pena della perdita della immunità et esenzioni per le teste”. Nei decenni successivi il Borgo prenderà forma con nuovi tracciati viari, racchiusi da una cerchia muraria di oltre 2 km dotata di 3 porte urbane, ma soprattutto con la Piazza porticata sulla quale prospetta il Palazzo Pretorio. L’impianto urbanistico riferibile all’ampliamento vespasianeo presenta una giacitura nord-ovest sud-est che asseconda la centuriazione romana, ancora riscontrabile nei tracciati agrari circostanti, ed ingloba alcune preeesistenze come il Vicolo della Chiesa, probabile permanenza di un castrum tardo antico.
LA CINTA MURARIA – PORTA MANTOVA
Il Centro storico di Rivarolo è racchiuso entro il perimetro murario, tracciato da Vespasiano Gonzaga sul finire del ‘500. Attuato dai successori, Giulio Cesare e Scipione nei primi decenni del ‘600, conserva le tre porte urbane ad un fornice serrato da torrioni. Un circuito murario di carattere daziario, ma anche difensivo nei confronti della piaga del brigantaggio: ancora nel XVI secolo, ai dispacci dei vicari che, da Rivarolo, lamentavano rapine, saccheggi e omicidi compiuti da bande armate di facinorosi, i governanti replicavano con l’emanazione di taglie e l’organizzazione di squadre a cavallo affidate a Commissari di Campagna che operavano con “potestas ad modum belli et per horas”, cioè applicando giustizia sommaria, “sine strepitu et figura judicii”.
L’aspetto attuale è riconducibile agli interventi operati negli anni ’20 del Novecento che hanno eliminato l’originario coronamento a falde spioventi. L’interno presenta una successione di ambienti collegati da un passetto.
LA CINTA MURARIA – PORTA BRESCIA
LA CINTA MURARIA – PORTA PARMA
LA SINAGOGA EBRAICA
Situata al primo piano dell’edificio che ospitava anche la Scuola ebraica e la casa del rabbino, la Sinagoga si conserva nelle fattezze derivate dagli interventi operati nei secoli XIX e XX che ne hanno mutato l’originaria destinazione d’uso: da luogo di culto a sede della “Società di mutuo soccorso tra gli operai rivarolesi” a pertinenza residenziale. L’ambiente principale, ovvero la Sala delle adunanze, come da consuetudine, non affaccia sullo spazio pubblico, ma è celata dalla cortina edilizia porticata prospettante Piazza Finzi. Raggiungibile da una scala esterna, è costituita da un grande vano illuminato naturalmente che conserva ancora, sulla parete orientale, tracce dell’Aron, l’altare ebraico. La Sala presenta pareti decorate a stucco e tempera ed è conclusa da una volta a padiglione in canniccio stuccato nella quale è inserito un finto lucernario. Si è conservato il matroneo, riservato alle donne, raggiungibile da una scaletta situata sul lato opposto della porta di ingresso.
PALAZZO PENCI
L’edificio manifesta nelle volumetrie e nella sobrietà del portico in laterizio bugnato, voltato a crociera ribassata, fattezze di maniera tardo rinascimentale.
L’ambizioso progetto originario è attribuito dal Tiraboschi alla volontà di Andrea Penci, prelato presso la Sacra Rota romana, che: “non godendo salute in quel clima, si risolse di tornarsene al suo Rivarolo, ove pieno delle idee delle fabbriche Romane sussidiato da suo fratello il Conte Domenico fece erigere il palazzo Penci nella forma grandiosa e bella, che tutt’ora possiamo rilevare”. Edificato sul finire del XVII secolo, rimase tuttavia incompiuto. La Famiglia Penci, favorita dai Gonzaga di Bozzolo e Guastalla per i servigi resi al casato, ne seguì infatti le sorti: con la fine della dinastia, da Rivarolo si spostò a Mantova e qui si estinse ai primi dell’800. Nei secoli, le successive dominazioni, dalla napoleonica all’asburgica, depredarono il Palazzo che ha subito ampi rimaneggiamenti interni nel corso del ‘900.
IL PALAZZO PRETORIO E LA TORRE CIVICA
Storica sede delle Magistrature urbane e della Frumentaria, il prestito del grano collegato al Monte di Pietà, il Palazzo è stato edificato, sul finire del ‘500, a ridosso della cerchia muraria del Castrum Riparoli. Di questo, ingloba la quattrocentesca porta settentrionale, adibita a Torre civica dopo gli interventi di Vespasiano Gonzaga; nota anche come Torre dei sacchi (il pubblico ammasso del grano), ha assunto il ruolo di Torre delle ore con l’aggiunta dell’altana seicentesca e l’inserimento dell’orologio (1783). Il Palazzo, rimaneggiato internamente per le destinazioni d’uso succedutesi nei secoli, arrivando ad ospitare nel ‘900 la scuola elementare, una sala cinematografica e infine la biblioteca, conserva negli esterni le fattezze originarie. Ignoto il progettista; tuttavia il cornicione a mensole inginocchiate potrebbe ricondurre all’opera di Giuseppe Dattaro, per i ruoli che l’architetto cremonese ha rivestito nelle corti di Vespasiano e Vincenzo Gonzaga sul finire del ‘500.
PIAZZA GIUSEPPE FINZI
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Storico mercatale, la Piazza deve l’assetto attuale a Vespasiano Gonzaga che, sul finire del Cinquecento, la pianificò contestualmente all’ampliamento del Borgo medievale. Portata a compimento solo nel XVII secolo, assunse la denominazione di “Piazza grande” sino ai primi Novecento. Le sue eccezionali dimensioni (100 metri x 35 c.a) concorrono, con le quinte porticate e l’impercettibile geometria trapezoidale, a valorizzare gli storici edifici che la costellano: in primis la quattrocentesca Torre civica, originaria porta del castrum Riparoli, col Palazzo pretorio; la Sinagoga ebraica e Palazzo Penci. Lo spazio urbano venne strutturato in funzione della valorizzazione di Palazzo Pretorio, ricorrendo ad artifici scenografici tardo rinascimentali: le quinte porticate della Piazza divergono, infatti, “aprendosi” per assumere la Torre preesistente, quale asse prospettico dello spazio pubblico antistante e contestuale apparente asse di simmetria del neonato Palazzo.
CHIESA DI SANTA MARIA ANNUNCIATA
Edificata a tre navate a partire dal 1416 su un oratorio preesistente, la chiesa deve il suo aspetto attuale agli interventi di ristrutturazione operati nei primi anni dell’Ottocento. A questi ultimi si deve la sopraelevazione della navata centrale e la definizione della facciata ad opera dell’architetto cremonese L.B. Bianzani. Le otto cappelle laterali ospitano tele di scuola cremonese e mantovana dei secoli XV-XVIII, un’ancona in legno dorato dedicata alla Madonna del Rosario e il lacerto di una lastra tombale longobarda dell’VIII secolo. La cappella di San Giovanni Evangelista accoglie, sotto la mensa dell’altare, il corpo del beato Sisto Locatelli, frate francescano, dichiarato compatrono della comunità rivarolese. Nella cantoria di sinistra del presbiterio è ospitato un organo Lingiardi, datato 1882. Esternamente è presente la Torre campanaria che conserva, nella parte basale, decorazioni in cotto della seconda metà del XV secolo.
PALAZZO DEL BUE
Il Palazzo conserva il nome della famiglia “del Bue”, qui residente con un “Giovanni del Bue quondam Angelo”, censito nel Catasto Teresiano, quale proprietario della “casa con orto”, situata all’angolo delle vie Borgonovo e della Piazza. Il fabbricato presenta le fattezze di un Palazzo residenziale urbano, databile tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, con ambienti di rappresentanza al piano terra ed ampio androne centrale che immette ad uno spazio tergale, un tempo destinato a giardino. Nell’angolo di nord-ovest, una sala quadrata, voltata a vela, ne indica la probabile originaria destinazione a Cappella di famiglia. Residenza dei “del Bue” e poi dei Ramaroli, nella seconda metà del Novecento il Palazzo fu occupato dalla Metallurgica rivarolese, che adibì gli ampi saloni del piano terreno a magazzino del prodotto finito. Sul finire del secolo, un Piano di recupero ha restituito il piano terra agli “antichi splendori”, destinando il piano superiore a residenze.